I 6 luoghi comuni sulla professione dello psicologo

La professione dello psicologo è ancora circondata da luoghi comuni. Numerosi luoghi comuni, per la precisione. Quali sono? Nelle prossime righe, ne abbiamo riassunti sei.

La terapia online non serve

Negli ultimi due anni, soprattutto a causa dell’emergenza sanitaria, si è diffusa la tendenza del ricorso allo psicologo online. Nonostante il ruolo sempre più centrale della tecnologia nelle nostre vite, c’è chi guarda ancora con diffidenza a questa tendenza pensando che l’interazione online in contesto terapeutico non sia paragonabile, dal punto di vista dell’efficacia, a quella a quattr’occhi. Non è affatto vero! Diversi studi scientifici su campioni numericamente ampi hanno dimostrato che l’interazione online tra psicologo e paziente non compromette in alcun modo il percorso di raggiungimento degli obiettivi.

Si possono anzi apprezzare diversi vantaggi, come per esempio il fatto di sperimentare le sedute in un contesto familiare come la propria casa.

Lo psicologo è una spesa insostenibile

Anche in questo caso, parliamo di un falso mito da smentire. Il legislatore, infatti, ha stabilito la possibilità di detrarre, in quanto spese mediche, le cifre sostenute per le sedute dello psicologo e dello psicoterapeuta. Entrando nel vivo di questa agevolazione fiscale, ricordiamo che si ha a che fare con una detrazione Irpef del 19% sulla parte eccedente l’importo di franchigia pari a 129,11 euro.

Il percorso con lo psicologo può durare diversi anni

Sono ancora tante le persone che pensano che il percorso con lo psicologo duri anni e anni. Nulla di vero! In questi casi, è necessario chiamare in causa l’orientamento psicoterapico cognitivo – comportamentale. Questo approccio, che nel corso degli anni è stato al centro dell’attenzione scientifica con risultati a dir poco promettenti, è noto anche come psicoterapia breve. Come è chiaro dal nome, tutto si basa su una connessione profonda tra pensieri e comportamento. Il terapeuta lavora sui primi, cercando di sradicare quelli limitanti, e aiuta il paziente ad applicare i nuovi schemi al comportamento.

Psicologo e psicoterapeuta sono sinonimi

Assolutamente no! Quando si parla dello psicologo, si inquadra un professionista sanitario che, dopo aver completato il ciclo di laurea 3 + 2, ha frequentato un tirocinio di 1000 ore, fondamentale per iscriversi all’esame di Stato. Con il superamento di quest’ultimo, viene conseguita la qualifica di psicologo.

Lo psicoterapeuta è uno psicologo che ha deciso di continuare la propria formazione per ulteriori quattro anni. Il percorso in questione può prevedere diversi orientamenti, da quello cognitivo – comportamentale sopra citato fino all’orientamento psicodinamico e sistemico – familiare.

A differenza dello psicologo, lo psicoterapeuta è in possesso di competenze finalizzate a trattare patologie come la depressione. Parliamo ovviamente di un approccio non farmacologico dato che il suddetto terapeuta non è un medico.

Nell’elenco degli strumenti in questione è possibile chiamare in causa la relazione terapeutica.

La seduta dallo psicologo è come una chiacchierata con un amico

Questo è il luogo comune oggettivamente più deleterio in merito alla professione dello psicologo. La figura in questione, infatti, ha una conoscenza della mente umana e dei suoi meccanismi che chi non ha una formazione specifica non conosce neppure lontanamente.

Lo psicologo non deve essere perfetto

Quando ci si approccia alla figura dello psicologo senza conoscere a fondo le sue sfaccettature, si pensa spesso che questo professionista debba avere una vita perfetta. La convinzione – errata – è che solo così possa aiutare i pazienti a risolvere i propri problemi.

Si tratta di un falso mito in quanto lo psicologo ha alle spalle una formazione tale da consentirgli di lasciare i suoi crucci fuori dallo studio. Il bravo terapeuta è anche in grado di esercitare un controllo sull’aspetto appena ricordato e di agire nel momento in cui si accorge che i suoi problemi e punti di vista personale stanno prendendo il sopravvento nella relazione terapeutica.