Qual è l’origine della caffettiera moka?

Impossibile in Italia, una delle nazioni in cui si bevono certamente più caffè, non apprezzare e conoscere la Moka, ovvero la caffettiera più nota e amata in tutto il pianeta.

Questa macchina per il caffè è molto diffusa, ma non tutti conoscono la sua storia.

Come è nata la moka

È necessario tornare addirittura negli anni Trenta per scoprire come è nata questa macchina per il caffè. Si tratta di un’invenzione che si deve ad Alfonso Bialetti, che la lanciò sul mercato addirittura nel lontano 1933. Successivamente, partì la produzione in serie, con ben 105, e più, milioni di esemplari realizzati.

Stiamo facendo riferimento a uno dei progetti industriali italiani più famosi e apprezzati a livello mondiale. Basti pensare come la caffettiera Moka si può trovare persino nella collezione permanente del MoMA, localizzato a New York, e del Design Museum, che si trova invece in Italia, per la precisione a Milano.

Un progetto che è stato in parte, ma solo leggermente, modificato nel corso degli anni Sessanta, con qualche cambiamento introdotto a livello di forma, ma che poi si è mantenuto ben integro nonostante lo scorrere del tempo. D’altro canto, la forma è davvero ben riconoscibile, dal momento che si tratta di un ottagono realizzato in alluminio.

Chiaramente sotto brevetto, si tratta di una forma che è diventata un simbolo di questo prodotto e una vera e propria garanzia dal punto di vista dell’originalità.

Al giorno d’oggi, infatti, la Moka viene conosciuta un po’ in tutto il mondo come uno dei simboli del settore artigianale italiano.

Come si prepara la moka

Per chi non ha mai preparato un caffè con la moka, seguendo quanto spiegato nell’articolo, si potrà ottenere un risultato di tutto rispetto.

D’altro canto, si tratta di un prodotto davvero semplicissimo da utilizzare e che riesce a garantire la produzione di un caffè decisamente corposo, la cui peculiarità principale è la grande ricchezza di aromi. La caffetteria maggiormente diffusa si caratterizza per avere una forma tipicamente a clessidra. In ogni caso, indipendentemente dal modello, va detto che il principio di funzionamento rimane uguale, incluse anche le versioni più recenti che sono state realizzate appositamente per poter funzionare bene anche con l’induzione.

L’acqua che si deve versare nella base comincia a scaldarsi. Grazie alla pressione del vapore, a circa due atmosfere, l’acqua viene spinta verso l’altro tramite il caffè macinato ed ecco che il gioco è fatto. Per poter realizzare un caffè gustoso e di qualità, il consiglio è quello di usare un blend macinato in maniera non troppo fine.

È bene anche tenere d’occhio la fiamma, che dev’essere dolce. Uno degli errori che si commettono più di frequente, soprattutto da chi usa la moka per la prima volta nella vita, è quello di lasciare la caffettiera sul fuoco per un tempo eccessivo.

Piccole curiosità

Il nome Moka deriva da una città portuale che si trova nello Yemen, ovvero Mokha.

Da qui, infatti, partivano verso l’Occidente tantissime maestose navi con grandi carichi di caffè. Non è un caso, in effetti, che lo Yemen sia considerato una delle nazioni più importanti in termini di produzione di caffè, anche per via del fatto che da queste zone arriva la qualità, decisamente pregiata e apprezzata, denominata arabica. Tra l’altro, proprio di questa qualità si parla anche in un’opera che è passata alla storia, ovvero “Candido” di Voltaire.

Andando all’estero, la moka non perde certo la sua fama, ma viene chiamata ovviamente con termini diversi. Ad esempio, sia in Portogallo che in Brasile viene ribattezzata come “cafeteira italiana” oppure come “cafeteira de rosca”, mentre in Spagna è conosciuta anche con il nome di “napolitana”, piuttosto che “cafetera de fuego” oppure “cafetera italiana”.